Etruscus, Etruria
Tuscus, Tuscia

 

Per quanto risulta da una vasta documentazione letteraria, apparteneva pacificamente alla comune coscienza degli antichi parlanti di lingua latina l'idea che la coppia Tuscus-Tuscia corrispondeva perfettamente, sia sul piano dei fatti designati sia su quello linguistico, all'altra coppia Etruscus-Etruria.

Quando però ebbe inizio una certa analisi grammaticale e lessicale dei citati lemmi, almeno la E- del toponimo Etruria - che evidentemente non si spiegava ai sensi della fonetica del latino - cominciò a creare una grossa difficoltà. Tanto è vero che il grammatico Servio (Aen. XI 598) separò il lemma Etruria dagli altri tre citati e credette di poterne dare questa spiegazione: Etruria dicta est, quod eius fines tendebantur usque ad ripam Tiberis, quasi heterhourhía; nam héterhon est alterum, ut hórhos finis.

In epoca recente, nata e fatta ormai adulta la linguistica comparativa e storica, la spiegazione pseudoetimologica di Servio si sarebbe dovuta ricordare semplicemente a titolo di curiosità; ed invece è avvenuto che essa sia stata ripresa nelle sue linee essenziali, da alcuni linguisti, e precisamente da Wilhem Corsen, Paul Kretschmer, Giovanni Alessio, Giacomo Devoto, sempre con l'intento di trovare una spiegazione per la misteriosa E- di Etruria. E ne sono derivate alcune spiegazioni etimologiche fortemente lambiccate, che, a mio modesto avviso, non valgono più di quella citata di Servio e che, per ciò stesso, non mi sento in obbligo di confutare e neppure di esporre. A titolo di esempio presento soltanto quella del Devoto, che è l'ultima e che appare la meno lambiccata: «etrusco, dal lat. etruscus e questo dall'umbro *etr(ot)ursko-, incrocio di etro- 'altro' e tursko- 'etrusco'» (Avviamento alla etimologia italiana - Dizionario Etimologico, Firenze 1970).

Se linguisti moderni di chiara fama, quali quelli citati, hanno presentato per il toponimo Etruria soluzioni simili e non migliori di quella prospettata dall'antico grammatico latino, ciò è avvenuto, a mio avviso, per effetto di quel gran polverone che è nato in ordine alla vexatissima quaestio della «origine degli Etruschi» e che purtroppo tarda ancora a diradarsi.

Si pensi del resto che questo polverone non solamente ha fatto nascere le ricordate pseudoetimologie del toponimo Etruria e dell'etnico Etruscus, ma ha perfino spinto l'archeologo Silvio Ferri, che si è atteggiato a linguista, a sostenere che Tusci, Etrusci, Tirseni erano «tre etnici differenti nella forma, e riferentisi a tre popoli differenti nella natura» (Opuscola, Firenze 1962, pagg. 510-511).

A mio giudizio, la spiegazione semplice, chiara e del tutto convincente della misteriosa E- di Etruria ed Etruscus è stata già data da W. Brandestein, addirittura nella Pauly - Wissowa, Real-Encyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, Stuttgart, 1893 segg. (VII A 81943, coll.1910-1911): si tratta di una e- protetica uguale a quella che si ritrova nel lemma etruco eprnev rispetto agli altri purthne, puruthn.

Da parte mia aggiungo altri esempi che si ritrovano nelle seguenti coppie di lemmi etruschi: ca/eca, clthi/eclthi, cn/ecn, cs/ecs, zal/esal, pl/epl, scuna/escuna, ta/eta.

Ciò premesso, è dunque evidente che Etruscus corrisponde effettivamente ed esattamente - ai sensi della fonetica etrusca - a Tuscus, attraverso la mediazione fonetica delle forme intermedie Turskum e Tuscom, che troviamo nelle famose Tavole Iguvine o di Gubbio.

Queste due forme umbre dell'etnico sono molto importanti, perché la prima Turskum riporta, per metatesi della r, alla forma latina Etruscus, la seconda Tuscom riporta, con l'assimilazione della r alla s (*Turs-c. > *Tuss-c-), all'altra forma latina Tuscus.

Tutto questo viene confermato dall'antroponimo etrusco Tursikina (Thesaurus Lingua Etruscae 350; TLE, TETC 489), che viene universalmente interpretato come uguale ad «Etrusco».

La forma Etruria si spiega - come molti hanno già sostenuto - come derivata da una forma supposta *Etrusia, col normale rotacismo a carico della -s- intervocalica. *Etrusia poi fa capo ad *E-turs-ia, ancora con la metatesi della r.

A questo proposito ritengo assai importante far osservare che tyrsis «torre» - da cui è derivato l'etnico Tyrsenói e, più tardi, Tyrrhenói = «costruttori di torri» è presentato proprio come vocabolo etrusco sia da Dionisio di Alicarnasso (I, 26, 2), sia da Tzetzes (Lycophr. Alex. 717 e 1209), per cui cade l'ipotesi, frequentamente ripetuta, che gli Etruschi siano stati chiamati Tyrsenói in primo luogo dai Greci e inoltre con un vocabolo greco.

Inoltre con la questione dei Tirseni o Tirreni «costruttori di torri» si inserisce alla perfezione la tesi che io vado sostenendo ormai da tempo della connessione della civiltà etrusca con quella degli antichi Sardi, chiamata ormai comunemente «civiltà nuragica» e della lingua etrusca con quella nuragica: i primi Tirseni o Tirreni «costruttori di torri» erano propriamente i Sardi, quelli che per l'appunto hanno costruito nell'isola circa 7 mila «torri», chiamate localmente nuraghes. Su questo argomento è molto significativo un passo dell'autorevole geografo e storico greco Strabone (V, 2, 7), il quale, parlando dei Sardi ribelli, quelli che avevano finito col rifugiarsi nelle montagne e nelle impervie coste della Sardegna centro-settentrionale, per non sottostare prima al giogo cartaginese e dopo a quello romano, e che effettuavano continue scorrerie nelle altre zone dell'isola ed atti di pirateria sulle coste della penisola italiana, fino a Pisa, dice testualmente e lapidariamente; «ed erano Tirreni» (Tyrrhenói d'hêsan).

Alla quale considerazione se ne può aggiungere un'altra pure molto importante: un famosissimo racconto di Erodoto (I, 94), accettato dalla massima parte degli etruscologi, fa venire i Tirreni-Etruschi dalla Lidia, regione Asia Minore prospiciente sul Mare Egeo. Ebbene esiste un accenno alla eventualità che gli antichi Sardi fossero venuti anch'essi dalla Lidia nella notizia di un antico commentatore di Platone (Platonis dialogi, scholia in Timaeum 25 B), secondo cui la Sardegna avrebbe derivato il suo nome da quello di Sardeis, capitale della Lidia.

Ma se in origine tyrsis era un vocabolo sardo-etrusco, allora non si deve attribuire gran peso alla lunghezza della vocale tonica di Etruria, dato che non conosciamo l'esatta forma né l'esatta pronunzia del vocabolo sardo-etrusco vero e proprio.

Concludo dicendo che di ritenere che la diversità fonetica dei lemmi latini Tusci, Etrusci, Etruria non si sia determinata nell'ambito del latino, ma sia da attribuire ad analoghe diversità dialettali e/o cronologiche etrusche. In altre parole, ritengo che i tre lemmi latini facessero capo a tre differenti forme dialettali di altrettante città etrusche e/o a differenti periodi storici. (La esatta bibliografia si può trovare nel mio libro Lessico Etrusco-Latino comparato col Nuragico, Sassari 1985, pagg. 124-126).

 

MASSIMO PITTAU


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