Con grande strombazzamento della stampa è stata di recente prospettata la tesi, secondo cui la Sardegna antica si identificava con l'Atlantide di cui ha parlato il filosofo greco Platone. Io sono dell'avviso che questa tesi sia del tutto campata in aria.
È abbastanza noto che Platone, anche per le sue doti di poeta, esemplificava e concretizzava le sue tesi filosofiche fondamentali con altrettanti miti o favole, che creava appositamente ex novo. Il mito platonico più noto è quello dalla caverna, la quale rappresenta la realtà sensibile o delle ombre, mentre la vera realtà, quella intelligibile o delle idee (Iperuranio) è quella fuori della caverna. E un altro famoso mito platonico è quello di Eros figlio dell'Ingegno e della Povertà. Ebbene il mito dell'Atlantide è stato creato da Platone per sostenere la sua famosa tesi dello "Stato Ideale".
C'è da premettere che Platone era un conservatore, il quale non sopportava il regime di democrazia che vigeva al suo tempo ad Atene. Ebbene - dice il filosofo nel dialogo «Timeo» - 9 mila anni prima ad Atene vigeva invece un regime politico simile a quello da lui idealizzato, nel quale governavano i filosofi, difendevano lo Stato i guerrieri e lavoravano in tranquillità gli operai. Proprio per merito di questo Stato Ideale vigente allora ad Atene, gli Ateniesi furono in grado di respingere un poderoso attacco effettuato dagli abitanti di Atlantide, che era una grande isola situata al di là delle Colonne d'Ercole, nell'oceano Atlantico.
In un altro dialogo, il «Crizia», Platone riprese il mito e lo perfezionò nel modo seguente. In origine anche in Atlantide vigeva uno Stato Ideale, con i filosofi-governanti, guerrieri-difensori, operai-lavoratori. E tutto procedeva alla perfezione, anche perché l'isola possedeva in abbondanza tutte le ricchezze e la sua città capitale era stata organizzata minutamente nel migliore dei modi (poco mancava che i cani vi fossero legati con le salsicce!); capitale che in seguito è servita ad altri filosofi per creare le linee di una loro perfetta "Città Ideale". Senonché gli abitanti di Atlantide pian piano tralignarono e di peggioramento in peggioramento divennero quel popolo che attaccò con tracotanza, ma anche con totale insuccesso, la gloriosa e perfetta Atene di 9 mila anni prima (salvo che purtroppo anche Atene finì col tralignare, dando luogo alla disordinata democrazia del tempo presente).
In questo mito platonico di Atlantide sono particolarmente da sottolineare questi punti: 1) Platone da buon conservatore e quindi da quel buon lodatore del bel tempo antico che era, si rifugiava nel lontanissimo passato sia per mostrare di rifiutare il presente regime democratico di Atene, sia per non avere l'onere della prova per le cose da lui affermate; 2) Il mitico attacco ad Atene proveniente dall'Atlantide, ossia dall'occidente, è chiaramente il corrispettivo di quello storico proveniente invece dall'oriente con le guerre persiane promosse da Dario e da Serse.
Ciò premesso, dico che, dato che l'Atlantide non è altro che un mito creato dalla fantasia di Platone, è semplicemente puerile connettere a questo mito, a questo parto della fantasia del filosofo-poeta, quella concreta realtà fisica, geografica, antropica e culturale che era la Sardegna antica. È come se un padre decidesse di maritare una sua figlia con un eroe dei romanzi a fumetti; come se gli Stati Uniti o la Russia lanciassero un'astronave per raggiungere l'Iperuranio; come se uno studioso di speleologia, nella serie delle grotte elencate e studiate, mettesse anche la platonica "caverna delle ombre"; come se un geografo, in una carta dell'emisfero antartico da lui nuovamente tracciata, mettesse anche la "montagna del Purgatorio", che secondo la fantasia di Dante esisteva agli antipodi di Gerusalemme...
D'altra parte, se si esamina la descrizione minuta che Platone fa sia dell'Atlantide come isola sia della civiltà che essa ospitava, ci si accorge facilmente che non c'è nessuna corrispondenza di nessun genere con la Sardegna come isola e con la civiltà nuragica che essa ospitava.
Inoltre è un fatto che Platone metteva l'Atlantide al di là delle Colonne d'Ercole, che al suo tempo erano indubitabilmente nell'attuale stretto di Gibilterra. Ed è pure un altro fatto che Platone metteva l'Atlantide nell'oceano Atlantico, che anche allora era indubitabilmente al di là delle Colonne d'Ercole. Ed un terzo fatto decisivo è che l'Atlantide è linguisticamente connessa con l'Atlantico, per cui è ancora puerile ipotizzare l'Atlandide in un mare differente. Ma allora la Sardegna non c'entra proprio nulla in questo discorso, perché essa non è un'isola dell'Atlantico o, viceversa, il mare in cui si trova la Sardegna non è stato mai chiamato Atlantico.
Per questa strettissima connessione linguistica fra l'Atlantico e l'Atlantide, è del tutto irrilevante sostenere che le Colonne d'Ercole potevano essere non nell'attuale stretto di Gibilterra, bensì altrove. Comunque c'è da rabbrividire di fronte all'affermazione che le Colonne d'Ercole fossero fra la Sicilia e l'Africa settentrionale, le quali in epoca geologiche lontanissime sembra che fossero molto più vicine di adesso. A distanza di centinaia e forse di migliaia di secoli, è assurdo ritenere che gli uomini - che forse neppure esistevano ancora nella faccia della terra - pensassero che le Colonne d'Ercole fossero tra la Sicilia e l'Africa e che la loro credenza potesse arrivare di millennio in millennio fino all'epoca di Platone.
Ma c'è un'ultima considerazione, la quale di certo non è la meno importante: Platone nel suo racconto dice che l'Atlantide era scomparsa inghiottita dall'Atlantico - sempre per evitare l'onere della prova ed anche eventuali controlli da parte di altri -, mentre non risulta affatto che la Sardegna abbia subìto la medesima sorte...
Massimo
Pittau
Lettera pubblicata nel mensile di Cagliari «Il Messaggero Sardo» del maggio 2004, pag. 21
Egregio Direttore,
rispondo ai sigg. Pierangelo Deroma e Peppino Fogarizzu in primo luogo
assicurandoli di avere letto il libro, nel quale l'Autore ritiene di
aver dimostrato che la Sardegna nuragica era l'isola di Atlantide, di
cui nel passato hanno favoleggiato in molti. Per il vero durante la
lettura del libro sono stato tentato parecchie volte di interromperla,
ma per obbligo professionale mi sono imposto di portarla sino in fondo.
Perché nella lettura provavo grande fastidio, dato che in ogni
pagina
constatavo che con una "inchiesta giornalistica" l'Autore si illude di
mandare all'aria molto di ciò che decine e decine di studiosi,
archeologi storici e linguisti, abbiamo prospettato sulla storia antica
della Sardegna con decine e decine di anni di studi approfonditi e
pesanti. In secondo luogo mi dava molto fastidio la forma italiana
sfoderata dall'Autore, che egli precisa di aver derivato dalla sua
frequentazione, fin da ragazzo, del mercato di Porta Portese di Roma
(vi ricorre anche il verbo «cazzeggiare»...). Infine in
generale ho
sentito come insopportabile lo strombazzamento che di quest'opera hanno
fatto i mass-media, quasi si trattasse di un'opera scientifica che
rivoluziona al fondo l'intera storia antica della nostra terra. Io
invece, alla fine della mia penosa lettura, ho tratto questa
conclusione: di certo il libro non entrerà nella bibliografia
scientifica della storia della Sardegna. E non pensavo affatto di
parlarne in alcun modo; mi sono invece alla fine deciso a scrivere il
mio breve articolo «La Sardegna e l'Atlantide» con
l'intento di
convincere i miei corregionali a non perder tempo dietro ad una ipotesi
storiografica che è completamente campata in aria.
Deroma e Fogarizzu mi hanno rimproverato di aver io "focalizzato la mia
critica sulle doti poetiche di Platone che con la sua fervida fantasia,
a distanza di secoli e a sua insaputa, ha purtroppo mandato all'aria
anni di faticose ricerche del Frau". Ma - rispondo io - come potevo non
fare riferimento a Platone, quando è stato lui il primo a
parlare
dell'Atlantide? In secondo luogo ricordo un fatto che è
notissimo ai
cultori di filosofia (oltre che in lettere io sono laureato appunto in
filosofia), che Platone era solito esemplificare e concretizzare le sue
tesi filosofiche fondamentali con altrettanti miti o favole, che creava
appositamente ex novo. Ebbene Platone per sostenere la sua
famosa tesi dello "Stato Ideale" ha creato ex novo anche il
mito dell'Atlantide, la quale pertanto esisteva solamente nella sua fantasia.
Già Aristotele, il più geniale dei discepoli di Platone e
che
ovviamente conosceva molto bene il Maestro, ai superficiali che
già da
allora si interessavano della effettiva ubicazione dell'Atlantide,
aveva suggerito di collocarla là da dove proveniva, cioè
nella fantasia
di Platone. Pertanto dico ancora una volta che è del tutto
illegittimo
identificare la Sardegna antica con l'Atlantide, la quale era una isola
del tutto fantastica. È come se Deroma e Fogarizzu
fossero
appassionati delle corse dei cavalli e pensassero di vincere tutti i
concorsi ippici presentando come loro cavallo personale il mitico Ippogrifo
o "cavallo alato", di cui ha favoleggiato anche il nostro L. Ariosto.
Non era poi necessario che i miei contraddittori mi ricordassero
«che
la Sardegna è posta al centro del Mediterraneo... in posizione
strategica per i navigatori e i commerci dell'epoca...»; se essi
avessero letto il mio libro Origine e parentela dei Sardi e degli
Etruschi - saggio storico-linguistico
(Sassari 1995, edit. C. Delfino), avrebbero visto quante numerose
pagine io ho dedicato all'argomento (invece da questo mio libro il Frau
ha derivato numerose notizie sugli antichi Tirreni e sui rapporti tra i
Nuragici e gli Etruschi, senza però citarmi mai...).
Io ho scritto che l'Atlantide è linguisticamente connessa
con l'Atlantico,
per cui non si può ipotizzare l'Atlandide in un mare differente.
Ma
sull'argomento Deroma e Fogarizzu mi hanno rimproverato di "cadere nel
tranello dei nessi dei toponimi". Essi sono del tutto liberi di
pensarla in questo modo, ma non pensino di convincere me linguista a
rinunziare ai "nessi esistenti fra i toponimi": questi sono fatti che
spesso parlano molto più e molto meglio dei monumenti e dei
reperti
archeologici.
Per questa strettissima connessione linguistica fra l'Atlantico
e l'Atlantide,
è del tutto irrilevante sostenere che le Colonne d'Ercole
potevano
essere non nell'attuale stretto di Gibilterra, bensì altrove.
Comunque
ripeto che c'è da rabbrividire di fronte all'affermazione che le
Colonne d'Ercole fossero tra la Sicilia e l'Africa, le quali in
un'epoca geologica lontanissima sembra che fossero molto più
vicine di
adesso. A distanza di parecchie migliaia di anni, è assurdo
ritenere
che la eventuale credenza degli uomini di allora che le Colonne
d'Ercole fossero tra la Sicilia e l'Africa potesse arrivare di
millennio in millennio fino a Platone. Anche perché forse gli
uomini
neppure esistevano ancora nella faccia della terra...
Ma ho già detto che c'è un'ultima considerazione, la
quale di certo non
è la meno importante: Platone nel suo racconto dice che
l'Atlantide era
scomparsa inghiottita dall'Atlantico, mentre non risulta affatto che la
Sardegna abbia subìto la medesima sorte. Invece Deroma e
Fogarizzu
hanno richiamato la "sommersione del Campidano", ma del tutto a
sproposito, perché da un lato il Campidano non si identifica con
tutta
la Sardegna, dall'altro la pianura del Campidano non è stata mai
"sommersa", ma se mai la grande fossa esistente fra il massiccio del
Gennargentu e i monti dell'Iglesiente è stata "riempita" dai
detriti
alluvionali dei monti circostanti. Infine anche la formazione della
pianura del Campidano è avvenuta in epoche geologiche
lontanissime, le
quali non possono essere fatte entrare in considerazioni storiche
relative ad avvenimenti di meno di 2.500 anni fa.
Massimo Pittau
Articolo pubblicato sul quotidiano "L'Unione Sarda"
L'ATLANTIDE
SPROFONDATA 2 VOLTE
Egregio Direttore,
i lettori ricorderanno che, proprio in questo quotidiano, avevo scritto che la identificazione della Sardegna antica con la mitica Atlantide di Platone, strombazzata in maniera quasi inverosimile dai media, era "completamente campata in aria".
Siccome però sono ancora numerosi quelli che invece ritengono che quella identificazione costituisca una "scoperta scientifica e storica straordinaria", io li invito a cercare in internet il sito www.iipp.it aperto dall'«Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria» di Firenze, sotto il titolo «Appello». Vi troveranno un comunicato, nel quale, in una ventina di punti, vengono distrutte altrettante tesi sostenute dal noto ideatore di quella identificazione e globalmente l'identificazione stessa. Questo comunicato risulta sottoscritto da circa 300 (trecento) archeologi, storici, etnologi, filologi e linguisti di tutta Italia.
Io che sono stato il primo a respingere la suddetta tesi, avevo già scritto che era stato già Platone, il creatore di quella mitica isola, a farla sprofondare nell'Oceano Atlantico. E ormai essa risulta sprofondata una seconda volta da parte di 300 studiosi specialisti di discipline antiche.
Massimo Pittau