ANTICHI ETNICI E TOPONIMI DELLA SARDEGNA

 

Comincio col precisare che del problema del riscontro dei toponimi sardi citati dalle antiche fonti classiche con i corrispondenti attuali ed inoltre degli eventuali emendamenti filologici da apportare alle varie lezioni di quelle fonti, mi sono interessato numerose volte nel passato, pubblicando di volta in volta i risultati delle ricerche in mie pubblicazioni. Ma nella odierna occasione intendo da una parte presentare la somma globale di quelle mie ricerche, dall'altra prospettare ex novo mie ulteriori acquisizioni sull'argomento.

Preciso inoltre che intendo muovere la mia analisi partendo dal noto Itinerario di Antonino (Itinerarium Antonini), redatto probabilmente all'epoca dell'imperatore M. Aurelio Antonino - più conosciuto come Caracalla - (211-217 d. C.), che costituisce la fonte antica che presenta il maggior numero di toponimi sardi.

I

1a. Tibulae o Tibula (Itin. 78, 81, 82, 83), citata anche da Tolomeo (III, 3, 5), è da indentificarsi con Castelsardo. Alle argomentazioni da me presentate a favore di questa identificazione in una mia opera recente /1/, aggiungo quest'altra: nella carta della Sardegna che compare nella nota Tabula Peutingeriana, del III-IV sec. d. C, la città marittima e fortificata di Tibula compare nel bel mezzo della costa che fronteggia il golfo dell'Asinara e non affatto a Capo Testa, presso Santa Teresa di Gallura, come al contrario molti studiosi hanno fino al presente ritenuto ed affermato che fosse /2/.

2a. Elefantaria (79.1), sul tracciato di strada che andava da Tibulae a Caralis, seguendo la intera costa nord-orientale della Sardegna e quindi toccando Longone (presso S. Teresa) ed Olbia, è da identificarsi con la odierna Roccia dell'Elefante. È quasi incredibile che nessuno storico della Sardegna antica avesse fatto prima dello scrivente questo chiarissimo e stringente accostamento, il quale ottiene perfino l'effetto di identificare realmente il sito dell'antica Tibula (vedi).

3a. Sul medesimo tracciato già da parecchio tempo ho proposto di identificare il Portu(s) Liguidonis, Luguidonis, Luquidonis, attraverso la lezione, pur errata, ma comunque documentata, di Portuli Guidonis, col toponimo odierno Budoni, sulla costa orientale, a sud di Olbia /3/.

4a. Identificando anche io il Fanum Carisi (80.1) con l'odierno santuario di Santa Lucia presso Orosei, viene di seguito la mansione di Viniolae (80.2). Io respingo la identificazione, più volte prospettata, di questa località col paese di Dorgali, mentre propongo quella col paese di Oliena (localm. Ulíana) in virtù di una abbastanza stretta ed evidente consonanza fonetica. In questa mia ipotesi il tracciato della strada si allontanava dal difficilissimo percorso della intricata e deserta zona esistente fra Dorgali e Baunei, mentre si dirigeva verso la Barbagia seguendo la vallata del Cedrino, raggiungendo appunto Ulíana. Siccome l'Itinerario di Antonino aveva un quasi esclusivo carattere militare, in vista dello spostamento rapido delle truppe romane, è evidente che i Romani avevano molto più interesse a raggiungere il cuore della sempre ribelle Barbagia, che non ad attraversare la citata zona impervia e deserta dei monti esistenti fra Dorgali e Baunei.

Raggiunta Viniolae/Ulíana, il tracciato di strada proseguiva nella grande vallata di Fundales, soprassava il Supramonte di Orgosolo nella direzione di Talana e poi raggiungeva la mansione di Sulci (80.3) presso Tortolì. Ad Oliena si ricorda ancora che per andare a Cagliari, a piedi o a cavallo, gli Olianesi passavano appunto in Fundales, toccavano Talana e dopo proseguivano lungo le strade dell'Ogliastra /4/.

5a. I Porticenses (80.4) sono da localizzare nella odierna zona di Tertenia /5/. Io ho già avuto modo di precisare che molto probabilmente si trattava di coloni provenienti dalla località campana di Portici, che saranno stati importati dai Romani in una data intermedia fra il 79 d. C. (distruzione di Ercolano, da cui è sorta Portici) e il 211-217 (compilazione dell'Itinerario di Antonino) /6/ .

6a. Delle tre forme con cui viene ricordata la mansione Sarcapos, Sarcopos, Sarrapos (80.5), a mio giudizio va privilegiata l'ultima, per il fatto che corrisponde chiaramente alla odierna subregione del Sárrabus ed esattamente al villaggio di San Vito. Oltre a ciò, sono del parere che il sardo Sárrapos in effetti non sia altro che la divinità egizio-greca Sárapis/Sérapis «Serapide», che il faraone Tolomeo I (305-283 a. C.) era riuscito a diffondere in tutti i paesi del Mediterraneo e che probabilmente ha sostituisto l'antica divinità salutare indigena Merre/Esculapio /7/. Vedi i seguenti Sorabile (7a) e Skapitanoí (16b).

7a. Sul tracciato di strada che andava da Olbia a Caralis attraverso il centro montano risultava la mansione di Sorabile (81.2), la quale corrisponde alla odierna località di Sorábile o Sorávile, presso Fonni. A mio giudizio questo toponimo in realtà costituisce lo svolgimento di un più antico Serapide(m), la divinità salutare di cui ho parlato a proposito di Sarrapos. I resti di edifici di epoca romana che si trovano nel sito sono da interpretarsi come un santuario dedicato a questa divinità salutare /8/ (19b).

8a. Sul medesimo tracciato risulta indicata la mansione di Biora o Piora (81.3) (ThLL, sub voce), che sarà stata nell'altipiano a sud-est di Isili, presso Serri. Siccome queste due forme del toponimo non trovano alcun riscontro nel lessico latino né in quello sardiano o nuragico, io ho proposto di emendarne la lezione in Flora. Questa divinità romana era effettivamente conosciuta nella Sardegna antica /9/.

9a. Sul tracciato di strada che andava da Tibulae e Caralis risulta come seconda mansione Luguidunec, Lugudunec, Lugudonec, Luguinec, in cui è molto verosimile la divisione che è stata prospettata di Luguidone c(astro). Molto probabilmente dal nome di questa mansione, che richiama il già visto Portu(s) Liguidonis, è derivato il nome della subregione Logudoro /10/ (vedi 12b). Circa poi la esatta individuazione della mansione, una volta accertato che Tibulae era a Castelsardo, è da escludersi che Luguidone c(astro) sia da individuare con Castra presso Oschiri, mentre è molto meglio identificarlo con Ploaghe, il quale, probabilmente in epoca bizantina, mutò quel suo nome originario /11/.

10a. Segue poi la mansione di Hafa (82.1). La sua localizzazione nelle immediate vicinanze di Giave a me sembra tanto sicura, che mi sento perfino autorizzato ad emendare la lezione Hafa, tramandataci dai codici dell'Itinerario, nell'altra Iafa. Inoltre interpreto la -e finale dell'odierno toponimo Giave come quella di un genitivo, in una locuzione che in origine sarà stata mansio Iafae «mansione di Giave». Anche le attestazioni medioevali del villaggio confermano la connessione Iafa/Giave: quelle del Condaghe di Trullas (CNST_ 46, 122, 186, 218) Iafe, Iaphe, Iafphe, Campu Iafesu; e quelle delle Rationes Decimarum Italiae, Sardinia (112, 2040) Iaffes, Jafes /12/.

11a. La seguente mansione di Molaria corrisponde chiaramente all'odierno villaggio di Mularza/Mulargia, presso Macomer. Il toponimo deriva la sua origine dalla circostanza che la zona è ricca di trachite vulcanica, la quale in antichità veniva usata per fabbricare le mole delle macine /13/.

12a. La mansione di ad Medias (82.3) corrisponde quasi certamente all'odierna Abbasanta. Molto probabilmente questa locuzione è da intendersi non come ad Medias Aquas o ad Medias Stationes come finora si è fatto, bensì come ad Medias Vias, dato che Abbasanta si trova quasi esattamente nel punto intermedio della strada romana che portava da Cagliari a Porto Torres (a Karalibus Turrem) (tra Fordongianus ed Abbasanta si nota tuttora un lungo tratto di questa strada, il quale fiancheggia la carrozzabile odierna) ed inoltre all'incrocio dell'altra strada che arrivava da Tharros e di un diverticulum che proveniva da Forum Augusti (Austis).

13a. Nel tracciato di strada che andava da Tibulae a Sulcis, lungo la costa nord-occidentale dell'Isola, dopo Turris (Porto Torres) è citata la mansione di Nure o Nurae (83.6). In base al coronimo odierno Nurra, io propongo di emendare le lezione in (mansio) Nurrae. Il sito potrebbe corrispondere alla odierna Argentiera. Ed è molto probabile che i Nurritani, ricordati in epoca classica come componenti una cohors militare romana operante nella Mauritania Cesariense, fossero originari della Nurra /14/.

14a. Il nome della città di Sulcis (84.6 e 84. 7) (odierno Sant'Antioco) a mio avviso va interpretato come un locativo plurale di un lat. sulci = «solchi», che ritengo fosse la traduzione latina di un precente vocabolo nuragico oppure semitico, avente pur'esso il significato di «solchi», ma che non ci risulta tramandato. I «Solchi» in realtà erano i vari "tagli" dell'istmo che unisce l'isola di Sant'Antioco alla Sardegna propriamente detta, i quali costituivano altrettanti "passaggi" per le navi che costeggiavano la Sardegna, anche per evitare il lungo e pericoloso periplo delle isole di Sant'Antioco e di San Pietro. I «solchi» dell'istmo dunque saranno stati più d'uno, in quanto saranno stati usati variamente a seconda del frequente interramento provocato dallo spirare dei venti e dal movimento delle correnti marine. Sul principale di questi solchi in età romana è stato costruito quel ponte che rimane tuttora /15/ (vedi 5b).

15a. Sul tracciato di strada che portava da Sulcis a Nura (Nora) è indicata la mansione di Tegula (85.1), la quale fino al presente è stata universalmente identificata con Teulada. Io però respingo questa identificazione per il fatto che nei documenti antichi Teulada risulta come Taulada e il suo promontorio in carte marittime antiche risulta come Capo Taolato, Cap de taulat, Taolato, Cabo de Tablada (CS 114). Se dunque la forma più antica e genuina del nostro toponimo era Taulada, a mio avviso esso significa «Tavolata» (derivando dal lat. tabula), col significato effettivo di «Pontile», pontile per l'attracco delle navi, che evidentemente è da supporsi essere stato costruito in qualche punto adatto del golfo di Teulada. Sorge allora il problema della effettiva ubicazione della antica mansione di Tegula. A tal fine mi sembra che sia lecito ed anche opportuno ipotizzare che la suddetta strada non passasse affatto lungo la costa meridionale della Sardegna sud-occidentale, nella zona accidentatissima di Teulada, bensì passasse all'interno, molto più a nord, lungo la riva meridionale del fiume Cixerri. In questa ipotesi forse Tegula era in quel sito del territorio di Villamassargia che Vittorio Angius chiama Bronco di Tegola e che noi ricostruiamo nel sardo Bruncu 'e Téula /16/.

Concludo questa prima parte relativa ai toponimi citati dall'Itinerarium Antonini con una precisazione che mi sembra molto importante: a mio fermo giudizio si deve porre termine all'usanza di affermare e di scrivere che i Romani hanno costruito in Sardegna tutte quelle "strade" di cui l'Itinerario indica il "tracciato". Il documento romano indica, nella massima parte dei casi, semplici tratturi naturali, già conosciuti e adoperati dai Sardi antichi per i loro spostamenti ed indicati dall'Itinerario in vista degli spostamenti delle truppe romane, dato che - come ho già detto - l'Itinerario fu compilato con una prevalente finalità militare. "Strade" costruite dai Romani in Sardegna, pertanto, sono da considerare solamente quelle di cui siano stati conservati sia resti di massicciata sia lapidi miliarie, quali quella cha andava da Caralis a Turris Libisonis e ad Olbia. Tutte le altre, e cioè la massima parte, erano semplici tratturi naturali, nei quali i Romani avranno effettuato qualche opera di aggiustamento ed anche qualche ponte (si pensi a quelli di Gúsana e di su Vicariu presso Fonni).

Detto in altre parole, contrariamente a quanto è stato pensato e scritto da numerosi storici moderni della Sardegna antica, l'Itinerario di Antonino indica nella massima parte dei casi i tracciati di strade naturali, non strade romane propriamente dette. L'Itinerario dunque in larga prevalenza presenta semplicemente la "rete romana" delle antiche strade della Sardegna, e non affatto la rete delle "strade romane" della Sardegna.

II

Claudii Ptolomaei Geographia, edit. Carolus Müllerus, Parisiis, M DCCC LXXXIII, cap. III, §§ 2, 3.

1b. Tílion pólis. Siccome le coordinate geografiche citatate da Tolomeo mettono questa città nei pressi dell'odierna Punta Giglio di Alghero, io ritengo che l'esatta lezione del toponimo sia Lílion, che sarebbe una grecizzazione del lat. lilium «giglio» /17/.

2b. Korhakódes limén è il porto di Cornus, nella località costiera di s'Archittu, dove di recente sono state rinvenute tracce evidenti del porto, ormai sotto il livello del mare per effetto di un bradisismo positivo che lo ha interessato per ben 10 metri. È possibile che il toponimo antico si continui in quello odierno di Punta di Cagaragas /18/.

3b. Hierhoû potamoû ekbolaí sono le varie foci del riu de Pabillonis, presso l'antica Neapolis. Viene detto «Fiume sacro», probabilmente perché in esso confluivano le acque termali di Sardara, ossia le Aquae Neapolitanae, ora di Santa Maria de is Aquas /19/.

4b. Othaía pólis. Ovviamente questa lezione va emendata in Othoka (odierna Santa Giusta /20/).

5b. Sólkoi costituisce la trascrizione greca del lat. Sulci (vedi 14a).

6b. Bithía. È assai probabile che il nome di questa città sia da connettere con quello delle Bitiae «maliarde» della Sardegna antica (Solino, I 101), nonché con quello delle greche Pythíai «Pizie, Pitonesse» - le profetesse del tempio di Delfi, dedicato ad Apollo Pytio - (vocabolo finora privo di etimologia; GEW, DELG). Nei tempi antichi una città poteva ben derivare la sua denominazione da un tempio in cui si effettuasse l'assai comune ed importante rito dell'oracolo /21/.

7b. Saiproû potamoû ekbolaí sono le foci dell'odierno Flumendosa. In base al coronimo odierno Sárrabus io propongo di emendare la lezione in Sárrapou /22/. Vedi Sarcapos, Skapitanoi.

8b. Kaídrios potamoû ekbolaí sono le foci dell'odierno fiume Cedrino. Sono del parere che l'odierna forma dell'idronimo sardo non derivi propriamente da quella antica, ma derivi, sia pure col ricordo di essa, dal tosc. cedrino «varietà di cedro» (GDLI) (cfr. il toponimo tosc. il Cedrino presso Cecina, LI). Questo molto probabilmente indica sa pompía «specie di pompelmo», che di fatto è stata sempre coltivata nella bassa valle del Cedrino /23/.

9b. Ioulíola pólis anche io propongo di emendare la lezione in Yiníola ed inoltre di identificarla con l'odierna Vignola, lungo la costa settentrionale dell'Isola /24/.

10b. Tiboulátioi kaì Korsói anche questa chiara distinzione fra i due popoli della Sardegna settentrionale dimostra che Tibula non era affatto in Gallura e precisamente presso l'odierna Santa Teresa, zona notoriamente abitata dai soli Corsi /25/.

11b. Kounousitanoí propongo di emendare la lezione di questo etnico in Kouroulitanoí (identico numero di lettere!) ed intendere che si trattasse degli abitanti di Gouroulìs néa, odierno Cuglieri, i cui abitanti sono tuttora significativamente chiamati Cuglieritani /26/.

12b. Loukouidonénsioi sono gli abitanti di Luguidone (Ploaghe) dell'Itinerario di Antonino (9a). Dal punto di vista strettamente linguistico i Loukouidonénsioi sono gli antenati degli odierni Logudoresos.

13b. Aisarhoné(n)sioi siccome questo popolo non risulta citato da nessun'altra fonte antica ed inoltre questo etnico non trova riscontri nella toponimia della Sardegna odierna, propongo di emendarne la lezione in Pheroné(n)sioi ed intendere che si trattasse degli abitanti di Pheronía/Feronia, presso l'odierna Posada.

14b. Solkitanoí, Salkitanoí, Salketanoí, Alkitanoí nella zona centrale dell'Isola: in base all'odierno coronimo Sarcidanu propongo di privilegiare la lezione Salkitanoí, che è quella documentata da molti codici del testo tolemaico.

15b. Alkitanoí questa lezione per il vero è nei codici alternativa dell'altra Salkitanoí; senonché in base al toponimo odierno San Nicolò d'Arcidanu, antico Arcidanu, Arkitano, probabilmente è da recuperarsi come lezione a sé, differente dall'altra. In altre parole, è probabile che gli Alkitanoí fossero una popolazione differente dai Salkitanoí, la quale in origine abitava in qualche parte dell'odieno Monte Arci /27/.

16b. Skapitanoí sono gli abitanti di Sárrapos (San Vito; 6a); la lezione però, a mio giudizio, va emendata in Sarrapitanoí.

17b. Hérhaion «tempio di Hera/Giunone». Premetto che Alberto La Marmora (Voyage, II 403) ha intravisto che l'Hérhaion era situato ad occidente di Olbia e che Karl Müller, il moderno editore di Tolomeo, ha intravisto che esso si trovava nella strada che portava da Tibulae ad Olbia. Ora, considerato che Tibulae era a Castelsardo e non a S. Teresa di Gallura (1a), il Templum (Iunonis), cioè l'odierno Tempio, risultava proprio a metà strada fra Tibulae ed Olbia, sulla via per compendium che univa queste due antiche città sarde /28/. Probabilmente questa mia interpretazione è confermata dalla località citata dall'Anonimo Ravennate (26.16) come Sacerci, che già il Müller ha prospettato di interpretare come Sac. Erei, o, come mi sembra meglio, Sac(rarium) Herae.

18b. Makopsísa. Sia per la evidente convergenza fonetica, sia in virtù delle coordinate geografiche fornite da Tolomeo, corrisponde certamente all'odierno Macomer (pronunzia locale e dei dintorni Maccumère, Maccummère e Maccumèle). Di questo toponimo sono state fino ad ora prospettate quattro o cinque spiegazioni etimologiche, che però io dico di respingere senza esitazione e non mi sento in obbligo di riesaminarle per il fatto che nessuna di esse mi sembra nemmeno lontanamente plausibile. Dal confronto delle due versioni del toponimo, quella antica Makopsísa e quella più recente Maccumère, mi sembra che si possano dedurre queste due sole conclusioni logiche: 1) Le due versioni del toponimo fanno intendere che esso è composto ed esse si corrispondono nel primo componente, mentre divergono nel secondo, il quale dunque col passare del tempo è stato sostituito. 2) Siccome il nostro toponimo, sia nella sua versione antica Makopsísa sia in quella recente Maccumère non trova riscontro nel lessico neosardo e nemmeno nell'odierno patrimonio toponimico dell'Isola, siamo indotti - per questa sola ma sostanziale circostanza negativa - a ritenerlo sardiano o nuragico. Con la quale considerazione io respingo come priva di fondamento la tesi troppo comunemente ripetuta, secondo cui Macomer in origine sarebbe stato una "fondazione cartaginese". Per sostenere questa tesi non si può affatto chiamare in causa l'appellativo fenicio-punico maqom «sito, luogo, sede», perché questo si sarebbe alla lunga trasformato in *magom, come ha appunto fatto in Magomadas /29/...

19b. Saralapís. È abbastanza chiaramente da identificarsi con Sorabile dell'Itinerarium Antonini (7a), ma per conseguenza propongo di emendare la lezione in Sarhábilis.

20b. Iloúa nêsos è da identificarsi con l'isola della Maddalena o con quella di Caprera. A me preme far notare la perfetta corrispondenza con la etrusca Ilva uguale alla odierna isola d'Elba /30/.

 

III

Ravennatis Anonyni Cosmographia

1c. Assinarium (ad est di Caralis). Propongo di emendare la lezione in Asinarium e di interpretarlo come «Sito degli asini». Questo sarebbe da localizzare nella zona piana immediatamente ad est di Cagliari, quella caratterizzata dalla presenza di grandi saline, nelle quali per il trasporto del sale si sarà fatto larghissimo uso di asini. Si pensi all'odierno e vicino stagno is Molentargius, che significa «gli Asinari o i Conduttori di asini» /31/.

Strabone V, 2, 7.
Páratoi, Sossitánoi, Bálarhoi, Akónites.

1d. Sossitánoi: propongo di emendare anche la lezione di questo etnico nell'altra Kossikánoi (ancora identico numero di lettere!) cioè Corsicani «nativi della Corsica», quelli che più comunemente erano chiamati Corsi, i quali abitavano sia nella Corsica meridionale sia nella Sardegna settentrionale, cioè nella odierna Gallura, a cavallo quindi delle bocche di Bonifacio /32/.

2d. Bálarhoi. La sede di questa popolazione era abbastanza ampia, dato che andava dall'Anglona fino ai monti di Pattada e Buddusò. Siccome Bálarhoi veniva interpretato - probabilmente solo per una etimologia popolare - come «fuggitivi», io ho proposto come loro centro principale Perfugas, che nella sua chiara veste latina significa appunto «Fuggitivi» /33/.

3d. Akónites: lasciando cadere il dubbio espresso dal Pais, propongo di emendare questa lezione nell'altra Lakónites (in origine il lambda iniziale maiuscolo sarà caduto per aplografia con l'alfa maiuscola) ed interpretare questa popolazione come gli abitanti dell'odierno Laconi /34/.

 

CIL X 7930; E.E. VIII 732

1f. Giddilitani, Ciddilitani: popolazione citata da due cippi terminali di epoca romana e in lingua latina, rinvenuti presso Cuglieri. Io propongo di identificarli come gli abitanti di Gitil, villaggio medioevale, ormai scomparso, della curatoria del Marghine, citato ampiamente nel Condaghe di Trullas (CSNT_ 80.1, 80.5, 97, 97.1, 177, 243 e [244]) ed anche nel Condaghe di Silki (CSPS passim). Siccome i suoi abitanti, assieme con quelli di Mulargia e di Bortigali, rivendicarono, contro il convento di San Nicola di Trullas (Semestene), il possesso del salto di Santu Antipatre (l'odierno Santu Padre di Bortigali), c'è da ritenere che il villaggio fosse a Santa Maria de Saúccu, in territorio di Bortigali, a 845 metri sul mare. Qui infatti esiste un nuraghe Ídili, la cui denominazione molto probabilmente è da riportare proprio a Gitil. Però gli abitanti di Gitil, dimorando in un sito molto freddo in inverno, avranno usato come zona di transumanza per il loro bestiame la vallata del riu Mannu di Cuglieri /35/.

Massimo Pittau

NOTE

1 M. Pittau, I nomi di paesi città regioni monti fiumi della Sardegna - significato e origine, Cagliari 1997, E. Gasperini Editore, pagg. 212-214.

2 Questa carta figura come II tavola nell'opera di L. Piloni, Carte della Sardegna, Cagliari 1974.

3 Vedi M. Pittau, Questioni di linguistica sarda, Brescia 1956, cap. III; M. Pittau, I nomi di paesi città ecc. cit. pagg. 49-50.

4 Vedi M. Pittau, I nomi di paesi città ecc. cit. pag. 138.

5 Cfr. P. Meloni, La Sardegna romana, Sassari 1990, II ediz., pag. 343.

6 Vedi M. Pittau, Ulisse e Nausica in Sardegna, Nùoro 1994, ediz. Insula-Papiros, pag. 185.

7 Vedi M. Pittau, La Sardegna Nuragica, Sassari 1988, V ristampa, pag. 160; I nomi di paesi città ecc. cit., pagg. 173, 179, 181.

8 I nomi di paesi città ecc. cit., pagg. 200-201.

9 Vedi M. Pittau, Ulisse e Nausica in Sardegna, Nùoro 1994, ediz. Insula-Papiros, pagg. 127, 153; P. Meloni, La Sardegna romana cit., pag. 395.

10 Vedi M. Pittau, Studi Sardi di linguistica e storia, Pisa 1958, cap. V.

11 I nomi di paesi città ecc. cit., pagg. 59, 161.

12 I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 85.

13 I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 123.

14 I nomi di paesi città ecc. cit., pagg. 25, 134; Ulisse e Nausica in Sardegna cit., pag. 27-28.

15 I nomi di paesi città ecc. cit., pagg. 176, 204; M. Pittau, Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - saggio storico-linguistico, Sassari 1996. C. Delfino Editore, pagg. 159, 269.

16 G. Casalis, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino, 1843... (le voci relative alla Sardegna sono di V. Angius), sub voce Villamassargia (Appendice); M. Pittau, I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 210-211.

17 I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 86; Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - saggio storico-linguistico cit., pag. 250.

18 Cfr. M. Pittau, Il porto di Cornus, negli «Atti del Convegno di Studio su Ampsicora», Sassari, novembre 1998, di prossima pubblicazione.

19 Cfr. Ulisse e Nausica in Sardegna, num. 9; I nomi di paesi città ecc. cit., pagg. 198-199.

20 Cfr. Ulisse e Nausica in Sardegna, num. 9; I nomi di paesi città ecc. cit., pagg. 150, 174.

21 I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 41; M. Pittau, Lessico etrusco-latino confrontato col nuragico, Sassari 1984, pagg. 72-73; Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - saggio storico-linguistico cit., pag. 97.

22 I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 74.

23 I nomi di paesi città ecc. cit., pagg. 59-60; Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - saggio storico-linguistico cit., pag. 225.

24 Cfr. P. Meloni, La Sardegna romana cit., pag. 347.

25 I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 213.

26 I nomi di paesi città ecc. cit., pagg. 65-66.

27 Studi Sardi di linguistica e storia, cit., cap. III; I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 173.

28 I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 208; Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - saggio storico-linguistico cit., pag. 124.

29 I nomi di paesi città ecc. cit., pagg. 108-109.

30 Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - saggio storico-linguistico cit., pagg. 165, 235, 270.

31 I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 120.

32 Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - saggio storico-linguistico cit., pagg. 151, 266.

33 Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - saggio storico-linguistico cit., pagg. 80, 251; I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 159; Ulisse e Nausica in Sardegna, pag. 198.

34 Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - saggio storico-linguistico cit., pagg. 79, 250; I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 98.

35 I nomi di paesi città ecc. cit., pag. 87.


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