IL NOME DI FONNI
= «(tenuta) di Fonnio»


Sul significato e l'origine del toponimo Fonni avevo sostenuto, nel mio libro del 1994 Ulisse e Nausica in Sardegna(1), che probabilmente derivava dalla locuzione lat. (villa) Fonni «(tenuta) di Fonnio», da un gentilizio lat. Fonnius, che è realmente documentato, anche se non in Sardegna(2). In seguito però avevo rinunziato a questa mia etimologia ed avevo invece connesso il toponimo col fitonimo protosardo tzonni «giunco spinoso», «sparto», «carice»(3). Ciò che mi aveva spinto a cambiare parere era stata la considerazione che era piuttosto dubbia l'eventualità che i Romani fossero andati ad impiantare una loro villa «tenuta, fattoria, masseria» nella località abitata più alta dell'Isola e soprattutto nel cuore della "Sardegna resistenziale", quella degli Ilienses o Barbaricini, i perenni ribelli al dominio di Roma.
Senonché, avendo mandato avanti ulteriori studi sulla conquista della Barbagia effettuata dai Romani e sulla sua latinizzazione linguistica, mi sento di poter ritornare con tutta tranquillità a quella mia prima spiegazione.

A tal fine due fatti del tutto accertati mi sembrano particolarmente importanti.

1) Premesso che il cosiddetto «Itinerario di Antonino» - compilato sotto l'imperatore romano M. Aurelio Antonino, detto "Caracalla" (211-217 d. C.) - parla di un tracciato di strada che andava da Olbia a Carales passando nella zona interna e montana della Sardegna, è del tutto certo che i Romani ebbero in Barbagia, in forma più o meno stabile a seconda degli eventi e delle circostanze, presidi militari nelle seguenti località: Caput Tyrsi (probabilmente Romantzesu di Bitti), Sorabile (presso Fonni), Biora (o forse meglio Flora, presso Isili) ed inoltre molto probabilmente a Núgoro (Núoro), a Mamoiada (dal lat. mansio manubiata «stazione sorvegliata»), Austis (dal lat. forum Augusti), Meana (dal lat. mansio mediana), a Crastu (dal lat. castrum, poco a nord di Valentia, stanziamento romano situato fra Nurallao e Nuragus).

2) Come ho avuto modo di dimostrare in un mio recente articolo intitolato La latinizzazione linguistica della Barbagia(4), anche nelle zone interne e montane della Sardegna hanno finito con lo stabilirsi numerosi ex-militari romani. Questi si unirono a donne barbaricine, le quali del resto erano ormai rimaste senza compagni, dato che molti di loro erano stati uccisi o venduti come schiavi nelle lunghe e cruente azioni di guerra sostenute contro gli invasori Romani.
In seguito ad ulteriori e recentissimi studi ho appurato che è veramente elevato il numero degli ex-militari romani che si sono uniti a donne sarde e si sono stabiliti definitivamente in Sardegna e pure in Barbagia, in Ogliastra e nelle zone interne. Si faccia attenzione a questo elenco di attuali cognomi sardi attestati nella Sardegna interna: Catte, Cattide, Fenude, Marche, Menne, Merche, Nonne, Secche, Tedde, i quali possono con tutta tranquillità essere riportati ai seguenti gentilizi o cognomina latini: Cattus, Cattidius, Venutus, Marc(i)us, Mennius, Mercius, Nonn(i)us, Seccius, Tell(i)us. Chiaramente i citati cognomi sardi conservano la vocale del caso vocativo latino, come capita di frequente anche in altri domini linguistici(5).
E poi questi altri cognomi sardi: Asproni, Calvisi, Cherchi, Chironi, Cugusi, Curreli, Fanni, Fresi, Goddi, Mameli, Marchi, Masili, Masuri, Mauddi, Monni, Mugoni, Muroni, Musuri, Nonnis, Orani, Salari(s), Secchi, Tatti, Useli, Verachi, i quali possono essere riportati con tutta tranquillità ai seguenti gentilizi o cognomina romani: Aspronius, Calvisius, Cercius, Ceronius, Cocusius, Currelius, Fannius, Fresius, Collius, Mamelius, Marcius, Masilius, Masurius, Magullius, Monnius, Mugonius, Muronius, Musurius, Nonnius, Oranius, Salarius, Seccius, Tattius, *Uselius (cfr. Usenius), Veracius.
Anche i cognomi sardi di questo secondo elenco possono essere interpretati in regolare caso vocativo oppure in caso genitivo secondo una di queste probabili locuzioni latine: villa vel fundus vel praedium Asproni «tenuta o fondo o podere di Aspronio», ecc.
Per il vero il toponimo Fonni viene pronunziato effettivamente (F)Onne e precisamente Onne nel paese e Fonne nei paesi vicini. In questa forma la vocale finale -e si può del tutto facilmente interpretare o come un successivo adattamento di modalità latina (in caso vocativo) oppure di modalità proporzionale logudorese. Offre una buona prova della originaria vocale finale -i del nostro toponimo il cognome sardo Onni(s) che ne è derivato e che risulta diffuso soprattutto nel Campidano, dove da sempre i pastori fonnesi sono andati a svernare con le loro greggi.
La presenza dei Romani e addirittura di un presidio militare romano a Fonni è sicuramente documentata sul piano archeologico. A Fonni e nelle sue immediate vicinanze sono state rinvenute 6 iscrizioni latine(6); nelle vicinanze di Fonni si trovano due ponti romani, quello di Gúsana e quello detto de su Vicáriu, nella odierna strada Fonni-Lodine. Questi due ponti ci danno una buona conferma della presenza di un presidio militare romano a Fonni: siccome i due ponti non sembrano strettamente indispensabili rispetto ai due corsi d'acqua scavalcati, si intravede che essi sono stati costruiti dai militari romani in sovrappiù, dato che questi, quando non erano impegnati in effettive azioni di guerra, per non farli poltrire venivano adibiti all'attuazione di lavori stradali.
A Sorabile, valletta nei pressi di Fonni e mansione già citata tale e quale dall'«Itinerario di Antonino» (81, 2), si trovano ancora i resti di edifici romani appartenenti ad un luogo di culto dedicato a qualche divinità salutare e quindi usato anche per bagni termali. Molto probabilmente questa divinità era Sárapis/Sérapis «Serapide», dio egizio-greco, che Tolomeo I (305-283 a.C.) era riuscito a diffondere in tutti i paesi del Mediterraneo. Ovviamente c'è da ritenere che Serapide abbia sostituito o, meglio, si sia assimilato con un precedente dio protosardo, che sarà stato Merre(7). Il governatore romano della Sardegna C. Ulpio Severo, probabilmente all'epoca di Traiano, ha dedicato al dio Silvano, protettore del bosco che circondava Sorabile (nemus Sorabense) una lapide iscritta rinvenuta dentro l'abitato di Fonni.

Un'ultima, ma forse la più importante prova della abbastanza lunga presenza dei Romani a Fonni è di carattere linguistico: anche il dialetto di Fonni - come del resto anche quello di tutti i paesi della Barbagia - è un parlare neolatino o romanzo, deriva cioè direttamente e totalmente dalla lingua latina. Della lingua che in precedenza gli Iliesi/Barbaricini del sito parlavano prima dell'arrivo dei Romani restano adesso solamente scarsissimi relitti: sono pochi appellativi protosardi o - come io ho cominciato a chiamarli - sardiani, quasi tutti fitonimi o nomi di piante, che si conservano nel lessico del dialetto fonnese, come del resto in quello dei paesi circonvicini. Si conserva inoltre un discreto numero di toponimi protosardi o sardiani che denominano altrettanti siti del territorio comunale. Ed infine sono certamente due usanze fonetiche della loro antica lingua quelle che i Fonnesi hanno conservato fino al presente: il colpo di glottide adoperato rispetto alla consonante velare sorda (qorpus al posto di corpus, ecc.) e poi la avversione alla consonante -f- intervocalica (sa émina al posto di sa fémina, ecc.).
Tutto questo fa intendere in maniera certa che il sito di Fonni era abitato già prima che vi arrivassero i Romani. Ed infatti nelle immediate vicinanze del paese si trovano ancora i resti di alcuni nuraghi ed anche domos de Janas. Probabilmente il nome del villaggio protosardo era Canío, che adesso è il nome di uno dei più antichi rioni di Fonni e che nel Medioevo era ancora citato come villaggio a sé: Petru de Canio(8).
Ovviamente si deve escludere che la villa Fonni «tenuta di Fonnio» fosse stata fondata in vista della coltivazione dei cereali, mentre si deve pensare ad una tenuta messa su in vista dell'allevamento anche intensivo del bestiame, ovino bovino e suino. Si deve considerare che la numerosa e famelica popolazione di Roma non aveva bisogno solamente di grandi quantità di grano e di cereali da importare dalla Sardegna, ma aveva anche necessità di latticini, di carni, di grassi e soprattutto di pellame. In epoca antica si faceva grandissimo uso del pellame, non solamente per gli abiti e per le calzature, ma anche per le bardature degli animali domestici e per tanti altri usi, per i quali in epoca recente il pellame è stato sostituito da materiali di gomma e soprattutto di plastica.

Massimo Pittau

NOTE

1) Edito a Nùoro nel 1994, pagg. 137, 153,180, 181, 183.
2) Solin H. et Salomies O., Repertorium nominum gentilium et cognominum Latinorum, Hildesheim-Zürich-New York, 1988.
3) Prima in M. Pittau, I nomi di paesi città regioni monti fiumi della Sardegna - significato e origine, Cagliari, 1997; poi in M. Pittau, Dizionario della Lingua Sarda - fraseologico ed etimologico, II vol. pag. 600, Cagliari 2003, E. Gasperini Editore.
4) Pubblicato nei «Quaderni Bolotanesi», n. 20, anno 2003, pagg. 95-197.
5) Cfr. M. L. Wagner, La Lingua Sarda - storia, spirito e forma, Bern s.d. [1951], ristampa dell'editrice Ilisso, Nùoro, 1997, pag. 171.
6) Cfr. R. J. Rowland, I ritrovamenti romani in Sardegna, Roma, 1981, pag. 45-46.
7) Cfr. M. Pittau, I nomi di paesi ecc., Dizionario della Lingua Sarda - fraseologico ed etimologico, II vol. citati, alle voci San Nicolò Gerrei, Sarrabus, Macomer.
8) Cfr. Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, a cura di E. Besta - A. Solmi, Milano, 1937, scheda 82.


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