IL ROMANZO DI GAVINO LEDDA

trasformato e travisato

da un titolo sbagliato


Io ho avuto modo di conoscere di persona Gavino Ledda e di seguire la sua storia fin dal periodo in cui era in atto il concorso per la cattedra di Linguistica Sarda nell’Università di Cagliari. Dopo la laurea da lui conseguita nell’Università di Roma col prof. Walter Belardi egli aspirava ad entrare nel mondo accademico e di fatto si era presentato a me assieme con la segnalazione del suo docente di Roma, il quale faceva parte della commissione di quel concorso. E venni a sapere che quella segnalazione era pervenuta anche al collega Antonio Sanna che teneva per incarico la Linguistica Sarda nell’Università di Cagliari e che partecipava anche lui al nostro concorso (il quale del resto era stato chiamato proprio dalla sua Università di Cagliari). Dato che nel mondo universitario vige lo ius sedis, ovviamente il concorso risultò vinto dal Sanna, mentre io risultai il secondo vincitore, però chiamato subito dopo dall’Università di Sassari.
Tra i due vincitori del concorso Gavino Ledda pensò di optare per il prof. Sanna, ma questa sua scelta non gli risultò fortunata, dato che tra i due sorsero subito dissapori.
Poi venne la improvvisa e grande fortuna letteraria del romanzo di Gavino Ledda, intitolato “Padre Padrone”, grandemente amplificata dal successivo film composto e messo in circolazione dai fratelli Taviani.
Ciò premesso, dato che a Sassari circolava la voce che fosse stato il collega Manlio Brigaglia a correggere il testo del romanzo dal punto di vista linguistico e soprattutto a dare il titolo al romanzo di Gavino Ledda, io una decina di anni fa chiesi a Manlio Brigaglia notizie in proposito, ma egli mi assicurò che sia la correzione linguistica del testo sia la sua intitolazione era opera esclusiva dell’editore Baldini Castoldi Dalai. Io mi ero rivolto al collega Brigaglia per la ragione fondamentale che mi ero convinto che il titolo “Padre Padrone” era grandemente sbagliato, dato che faceva apparire come “protagonista” del romanzo non il pastorello Gavino, bensì il suo padre Abramo. Nel romanzo invece è del tutto chiaro che la figura del padre di Gavino ha un ruolo del tutto marginale.
Sono intervenuto con questa mia breve nota sia per dare un dovuto riconoscimento al romanziere Gavino Ledda, sia perché ormai il binomio “Padre Padrone” è entrato nell’uso quasi quotidiano della lingua italiana, la cui origine però mi è sembrato che fosse opportuno almeno chiarire.

Massimo Pittau, 2017


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