Ancora sulla locuzione “Sassaresu in ciabi

 
Abbiamo sbagliato tutti, Tino Grindi, Massimo Pittau, Marco Pirastru e Franco Enna. Sì, anche l’amico F. Enna ha sbagliato, perché I) ha citato Enrico Costa che invece non parla per nulla della locuzione “Sassaresu in ciabi”, II) ha lasciato intendere che nella Sassari medioevale si aprisse e chiudesse una sola delle quattro porte delle mura e questo lo facesse o il Podestà o un rappresentante di «una sola famiglia di maggiorenti sassaresi, che poteva vantare una solida discendenza cittadina». Però l’amico Enna ha il merito di avermi messo, in alcune telefonate che ci siamo fatti, sulla strada buona per trovare una soluzione molto verosimile del nostro problema. Egli mi ha ricordato il cap. CLVII degli «Statuti Sassaresi», il quale prescrive che di ciascuna delle quattro porte della città tenga in custodia la chiave, non soltanto il Podestà, ma anche «unu bonu homine», nel numero globale dunque di quattro bonos homines. E ciascuno di questi quattro custodi delle chiavi aveva uno stipendio mensile di 10 soldi genovesi. Mi sembra dunque abbastanza evidente che la locuzione “Sassaresi in ciabi», ossia “Sassaresi in possesso delle chiavi della città” in origine era riferita solamente ai membri delle citate famiglie, ma poi è finita con l’indicare anche tutti i Sassaresi «che potevano vantare una solida discendenza cittadina».
Approfitto dell’occasione per dare la risposta ad una obiezione che il sig. Marco Pirastru mi aveva fatto circa un anno fa: mi aveva criticato perché avevo chiamato il nuraghe che si trova ai margini di Predda Niedda sas Luzanas, mentre, a suo avviso, si chiama li Luzani. La questione è che nell’agro di Sassari esistono toponimi con due versioni parzialmente differenti: quella sassarese e quella logudorese. Ha pertanto ragione il sassarese sig. Pirastru a parlare di li Luzani, ma ho più ragione io logudorese a parlare di sas Luzanas. Questo vocabolo infatti è logudorese, significa «le formichette color argilla» e deriva dalla locuzione terra luzana «terra argillosa», a sua volta dal lat. terra *luteana «terra fangosa o argillosa».

Massimo Pittau


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