IL NOME DEL PAESE
DI SEULO


Seulo (pronunzia locale Seúlu, Siúlu) (villaggio situato nel versante meridionale del massiccio del Gennargentu). L’abitante Seulesu, Siulesu.
Il toponimo trova riscontro negli altri Seulu (Ardauli), Seule (Bultei), Siules (Villagrande Strisaili), Siulis (Mandas) e tutti sono quasi certamente sardiani o nuragici (come indizia il loro suffisso –úl-; LISPR 74).
Dalla circostanza che è esistita nel passato ed esiste tuttora la «Barbagia di Seulo» si deve trarre la conclusione che evidentemente gli antichi Seulesi costituivano una potente tribù della Sardegna montana. La qual cosa è quasi certamente confermata da una citazione del famoso geografo greco-alessandrino Tolomeo (III 3, 6), il quale per la Sardegna centro-meridionale cita un popolo che chiama Sikoulénsioi o Sikylénsioi. Fino ad ora questo etnico è stato dagli storici moderni interpretato come «Siciliani» e questi sono stati da loro localizzati nella estrema parte sud-orientale della Sardegna – proprio dirimpetto alla Sicilia, dunque -. Senonché, considerato che da una parte non esiste né in greco né in latino la forma Sikoulénsioi per indicare i «Siciliani», dall’altra le indicazioni geo-astronomiche fornite da Tolomeo mettono questo popolo nella Sardegna centro-meridionale e non in quella sud-orientale, noi riteninano che l’etnico indicato dall’antico geografo corrisponda esattamente a quello odierno Siulesus/Seulesus.
L’etnico Sikoulénsioi richiama immediatamente l’appellativo lat. sicula «pugnaletto», diminutivo di sica «pugnale». Orbene, considerato che la sica era ritenuta “l’arma nazionale dei Traci” (DELL) e probabilmente anche dei Sicani della Sicilia, si può legittimamente interpretare che la sicula fosse “l’arma tribale dei Sikoulénsioi/Siulesus, il cui nome pertanto praticamente poteva significare «armati di pugnaletto». E si intravede pure che il “pugnaletto” in questione fosse quello che è stato rinvenuto fra i bronzi nuragici e di cui risultano armati i personaggi maschili rappresentati da alcuni bronzetti. D’altronde si deve anche considerare che ancora adesso non è possibile trovare un uomo di campagna sardo, pastore o contadino, che non abbia in tasca il tradizionale coltello a serramanico, sa leppa o pattadesa.
Il lat. sica, sicula è fino al presente di origine ignota (DELL), ma a nostro avviso potrebbe derivare dall’etrusco, proprio come altri nomi di armi romane, e come parrebbe dimostrare il gentilizio etrusco Sicle (DETR 375).
Il nostro villaggio compare fra quelli della diocesi di Suelli che versavano le decime alla curia romana nella metà del secolo XIV (RDS 670). Esso poi risulta fra i villaggi che sottoscrissero la pace tra Eleonora d'Arborea e Giovanni d'Aragona del 1388, per la curatoria di «Parte di Valenza» (però nella forma Stolo, sicuramente errata, tanto che Pasquale Tola non lo ha saputo riconoscere) (CDS I 838/1). In questo stesso documento compare come cognome: Ioannes Siulu (834/1).
Il villaggio di Seulo e la Barbagia di cui era capoluogo vengono citati dalla Chorographia Sardiniae (132.18; 220.2) di Giovanni Francesco Fara per gli anni 1580-1589; la Barbagia di Seulo poi è pure citata nel Codex Diplomaticus Ecclesiensis (CDE 1003) in un documento del 1603.

Massimo Pittau


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