5 toponimi prelatini della Sardegna

FONNI, GENURI, SINNAI, TINNURA, ZINNIGAS

 

È cosa del tutto nota ai cultori delle discipline onomastiche che la loro ricerca è in gran parte condizionata - negativamente - dal fatto che i singoli antroponimi o toponimi, siccome indicano "fatti o cose individuali", risultano ormai privi di un valore semantico di carattere generico, in quanto il loro significato è andato perduto nel trasformarsi da originari appellativi di valore generico in nomi propri di valore individuale. Questa radicale difficoltà di ricerca sugli antroponimi e sui toponimi può essere superata se e quando per ciascuno di essi si riesca a trovare, nell'ambito del sistema linguistico in questione, un corrispondente appellativo.
Ovviamente questa esigenza di ritrovare un corrispondente appellativo diventa più impellente rispetto a toponimi che già nella loro apparente veste fonetica si presentano come appartenenti ad una lingua di sostrato e soprattutto ad una lingua di sostrato non soltanto ormai ridotta in frantumi, ma addirittura non conosciuta nella sua esatta caratteristica genetica.
È, questo, il caso di cinque toponimi sardi, quattro macrotoponimi, in quanto indicano altrettanti villaggi (Fonni, Genuri, Sinnai, Tinnura) ed uno invece attestato in varie zone della Sardegna (Tinnigas). Sono tutti questi di chiara matrice prelatina, risalenti pertanto alla lingua che parlavano i Sardi prima della loro totale latinizzazione linguistica operata dalla dominazione romana sulla Sardegna, la quale è iniziata nel 202 avanti Cristo (battaglia di Zama) ed è finita con la conquista bizantina dell'isola nel 534 dopo Cristo.
Ebbene, per questi cinque toponimi sardi di matrice prelatina abbiamo la fortuna di conservare ancora, nel lessico odierno della lingua sarda neolatina, un appellativo, di quasi certa matrice prelatina o protosarda, il quale ci consente di ritrovare la loro etimologia con un notevole grado di verosimiglianza. Tale appellativo è in realtà un fitonimo, esattamente come avviene per quasi tutti gli altri appellativi prelatini e protosardi che si conservano e si conoscono ancora nella odierna lingua sarda. Questo fitonimo è:

tzonni, tzònnia, sònnia, t(h)innía, thinníga, tinníga, tzinní(g)a, sinníga "alfa, sparto, giunco marino", "giunco spinoso", "carice" (Lygeum spartum, Iuncus acutus, articulatus, bufonius, maritimus; Carex distachia, diversicolor, divisa) (centrale, logudorese e campidanese).

Già da tempo Vittorio Bertoldi (1) e Johannes Hubschmid (2) hanno connesso questo fitonimo col berbero tsennît "sparto, alfa" e lo hanno quindi riportato a quella che ormai viene detta la "componente libica o nord-africana del sostrato preromano". Comunque Max Leopold Wagner ha definito il fitonimo in questione "voce preromana" (3).
Per parte mia da un lato connetto il nostro fitonimo anche coi lat. funis "fune o corda vegetale" (finora privo di etimologia (4)), gentilizi Funius, Fonius, Fonnius, ed inoltre col gentilizio etrusco Funei, dall'altro faccio osservare che esso potrebbe anche far capo al cosiddetto "sostrato mediterraneo", il quale ovviamente non poteva non coinvolgere anche le coste dell'Africa bagnate dal Mediterraneo (5).
Tutto ciò premesso dico che i macrotoponimi sardi Fonni, Genuri, Sinnai e Tinnura possono senz'altro essere riportati al nostro fitonimo prelatino. La connessione di Fonni [pronunziato propriamente (F)Onne, con la f- mobile se è preceduta nella frase da una vocale] con l'appellativo (pre)latino funis e coi connessi gentilizi Funius, Fonius, Fonnius, ed inoltre col gentilizio etrusco Funei, è del tutto evidente, per cui non necessita di una particolare delucidazione. Gli altri due macrotoponimi Genúri (villaggio, CA) e Tinnúra (villaggio, NU) sono caratterizzati da un sicuro suffisso prelatino -úr- (-'uri, -úri, -úra), che si ritrova in questi altri relitti prelatini e protosardi: appellativi: biddúri "cicuta"; carcúri "saracchio"; tellura, telluri "strato roccioso continuo"; trútturi "pannocchia del granturco"; toponimi: Atzinuri (Escalaplano); Bisticuri (Orani); Castannuri (Buddusò); Donnúri (Orosei); (F)iliqúri (Ollolai); (F)Irqiddúri (Mamoiada); Gemmuri e Maguri (Gergei); Gésturi (villaggio; CA), Ghilisúri (Orune); Gruguri (Ussassai); Luttúri, Suluqúri e Tzíquri (Olzai); Maqúri e Pitzúri (Ovodda); Pittin(n)úri (Cuglieri); Saccuri (S. Nicolò Gerrei); Sedduri (2: Montresta, Musei); Sidduri (Tertenia); Tac(c)uri (2: Sestu, Seulo); Tadduri (Berchidda); Tóquri (Gavoi); Tramasuri (Samugheo); Tunnuri (Lanusei); Zinnuri (3: Barumini, Bauladu, Tramatza). E poi è probabilmente da citare anche il cognome barbaricino Masuri.
Oltre a ciò è da osservare e sottolineare che Tinnura è un villaggio della Planargia, che è noto in tutta la zona circostante per la confezioni ed il commercio di cestini, fatti anche con la tinnía, la quale è abbondante in una località vicina, chiamata appunto Tinnía.
Ancora da sottolineare è che la matrice prelatina e protosarda dei tre nostri macrotoponimi è assicurata dai seguenti microtoponimi omoradicali, i quali tutti sono caratterizzati da sicuri suffissi e suffissoidi protosardi: Fonnái (2: Sinnai, Urzulei), Tinnurái (Arzana), Tinnúras (Bonorva), Tunnuri (Lanusei), Zinnuri (3: Barumini, Bauladu, Tramatza), Zinnuredda (2: Barumini, Bauladu).
Infine i toponimi Sínnai (localmente Sínnia) e Zinnigas (propriamente Tzinníghas), che indicano rispettivamente un grosso centro abitato nelle immediate vicinanze di Cagliari ed una frazione di Siliqua (CA), si connettono strettamente e chiaramente alle forme sinníga e tzinnígas del nostro fitonimo (6). È chiaro che su Zinnigas ed anche sul sopraccitato Tinnúras è intervenuta la desinenza latina e sarda del plurale; come in Zinnuredda è intervenuto il suffisso del diminutivo sardo.
Concludo precisando e sottolineando in maniera particolare che tutte le piante indicate dal nostro fitonimo erano nel passato largamente usate per fare stuoie, materassi, ceste e soprattutto "corde" o "funi" e quindi giocavano un ruolo molto importante nella vita degli antichi; si trattava di una "materia prima" di grandissima importanza, la quale è venuta meno solamente dopo il larghissimo uso che in quest'ultimo mezzo secolo si è cominciato a fare delle materie plastiche per fabbricare recipienti e pure cestini. Per questa sostanziale ragione è ben comprensibile che non soltanto i nostri toponimi in esame, ma anche molti altri sardi derivassero la loro origine dal nome di almeno una di quelle piante.

Massimo Pittau


(1) V. Bertoldi, in "Archivio Glottologico Italiano", vol. XXXVI, pagg. 16-17.
(2) J. Hubschnid, Sardische Studien, Bern, 1953, pagg. 21-22.
(3) M. L. Wagner, Dizionario Etimologico Sardo, I-III, Heidelberg, 1960-1964, vol. II, pagg. 547-548 (la ristampa fatta di recente a Cagliari è da usarsi con grande cautela a causa dei numerosi refusi tipografici conseguenti all'uso improprio dello scanner dei calcolatori elettronici).
(4) A. Ernout - A. Meillet, Dictionnaire Étymologique de la Langue Latine, IV édit., IV tirage, Paris, 1985; G. Devoto, Avviamento alla etimologia italiana, Firenze, 1968; M. Cortelazzo - P. Zolli, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, Bologna, I-V, 1979-1988; DELI II ediz. a cura di M. Cortelazzo e M. A. Cortelazzo, col soprattitolo Il nuovo etimologico, 1999.
(5) Cfr. C. Battisti - G. Alessio, Dizionario Etimologico Italiano, I-V, Firenze, 1950-1957, alla voce "fune".
(6) Vedi M. Pittau, Dizionario della Lingua Sarda - fraseologico ed etimologico, I vol., Cagliari, 2000, E. Gasperini Editore. Correggo invece quanto ho scritto nell'altro mio libro I nomi di paesi città regioni monti fiumi della Sardegna - significato e origine, Cagliari, E. Gasperini Editore, 1997, alle voci Fonni, Genuri, Tinnura, Zinnigas.


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