NOTE

1 - G.B. Pellegrini, Toponomastica Italiana, Milano, 1990, pagg. 75-77 (cfr. dello stesso anche Toponimi ed etnici nelle lingue dell'Italia antica, in PCIA, VI, pag. 115); C. Marcato, nel Dizionario di Toponomastica, a cura di G. Gasca Queirazza, C. Marcato, G.B. Pellegrini, G. Petracco Siccardi, A. Rossebastiano, Torino, 1990, pag. 551.

2 - B. Migliorini, Sull'origine del nome di Roma, nella rivista «Roma», VI, 1928, pagg. 447-451; Idem, nella Enciclopedia Italiana delle Scienze, vol. XXIX, pag. 589. s. v. Roma. Anche C. Ampolo, «Introduzione» a Plutarco, Le vite di Teseo e di Romolo, a cura di C. Ampolo e M. Manfredini, Roma, 1988, pag. XXXIII, giudica ancora aperto il problema.

3 - A.W. Schlegel, Sämmtliche Werke, ediz. Böcking, Lipsia, 1847, XII, pag. 488; F. Kortüm, Römische Geschichte, Heidelberg, 1843, pagg. 32-33.

4 - Cfr. B. Migliorini, artic. cit., note 11 e 14.

5 - Siccome sappiamo che palatum,-us significava «volta della bocca o del cielo» (Ennio, in Cicerone, de Nat. deor., 2, 49) (con un bellissimo relitto sardo-nuorese ispalathare «aprirsi del cielo rispetto alle nuvole», ad esempio dopo un temporale!), Palatium/Palatinus poteva significare o «colle a forma di volta» (cfr. G.B. Pellegrini, op. cit., pag. 77) oppure, a mio giudizio, «colle arcuato» nella zona dell'Intermontium.

6 - La prima attestazione latina del nome della città compare nella cosiddetta "cista Ficoroni" (III sec. a.C.) nella forma ROMAI, che però è sicuramente in caso locativo; cfr. L.R. Palmer, The Latin Language, London, 1961, trad. ital. La lingua latina, Torino, 1977, pag. 295.

7 - Servio, ad Verg. Aen., VIII, 63 e 90.
E'ovvio che non si può disattendere questa testimonianza di Servio, anche se nel verso 90 dell'Eneide la lezione Rumone secundo probabilmente è da respingersi a favore dell'altra rumore secundo (cfr. F. Della Corte, La mappa dell'Eneide, Firenze, 1972, pag. 196).

8 - Cfr. N. Turchi, nella Enciclopedia Cattolica, s.v. Roma; A. Grandazzi, La fondation de Rome, Paris, 1991, pagg. 103, 104, il quale ultimo dedica un ampio ed approfondito capitolo al tema del «sito di Roma».

9 - Cfr. R. Ogilvie, Early Rome and the Etruscans, London, 1976, trad. ital. L'origine di Roma, Bologna, 1984, pag. 9; F. Coarelli, I santuari, il fiume, gli empori, in Storia di Roma, a cura di A. Momigliano e A. Schiavone, Torino, 1988, vol. I, pag. 133.

10 - Cfr. R. Bloch, Origins of Rome, London, 1960, trad. ital. Le origini di Roma, Milano, 1961, pag. 67; P.A. Gianfrotta, Le vie di comunicazione, in Storia di Roma cit., vol. IV, pag. 301; A. Grandazzi, op. cit., pagg. 116, 117, 118, 122, 124.

11 - Cfr. ad es. M. Pallottino, La prima Roma, ora in Saggi di Antichità, Roma, 1979, vol. I, pag. 206; R. Ogilvie, op. cit., pag. 10.

12 - Cfr. A. Ernout & A. Meillet, Dictionnaire Étymologique de la Langue Latine, Paris, IV ediz., IV ristampa, 1985 (qui di seguito indicato con la sigla DELL), s.v. sublica.

13 - Cfr. F. Coarelli, art. e loc. cit.

14 - Cfr. E. Peruzzi, Aspetti culturali del Lazio primitivo, Firenze, 1978, pag. 163.

15 - Cfr. G. Lugli, Il sistema stradale di Roma antica, in EEI (1963), pagg. 112-118; Idem, Studi minori di topografia antica, Roma, 1985, pagg. 223-228.

16 - Cfr. DELL s.v. pontifex; A. Grandazzi, op. cit., pag. 188.

17 - Varrone, L.L., 5, 83.
La storia delle varie proposte etimologiche è stata fatta da E. Evangelisti, Per l'etimologia di pontifex, Brescia, 1969, il quale ne ha proposto una sua, che però non mi sembra più convincente delle precedenti.

18 - Cfr. Virgilio, Aen., VIII, 72; X, 421.

19 - Virgilio, Aen., VIII, 95.
Le anse o i meandri del Tevere risultano particolarmente evidenti in una fotografia aerea che è riprodotta nella Enciclopedia Italiana, proprio nella pagina 589 del vol. XXIX, nella quale il Migliorini ha riassunto il suo punto di vista etimologico.

20 - Ad es. A. Carnoy, Etrusco-Latina, AGI 41 (1956), pag. 108, che scrive: «Un lien entre le nom de la ville et celui de son fleuve existe avec certitude...»; G. Alessio, Corso di glottologia, Napoli, 1969, pag. 293; Idem, Fortune della grecità linguistica in Sicilia, Palermo, 1970, nota 101.

21 - Cfr. Varrone, L.L., V, 30; Virgilio, Aen., VIII, 332.

22 - Per Roma mi limito a citare: A. Ernout, Les éléments étrusques du vocabulaire latin, in «Bull. de la Soc. de Ling.» t. XXX, 1 (1930), pagg. 82 e segg., ora in Philogica, I, Paris, 1946, pagg. 22; DELL s.v. Roma; C. Battisti, Sostrati e parastrati nell'Italia preistorica, Firenze, 1959, pagg. 142, 158; M. Pallottino, Le origini di Roma, in Saggi di Antichità cit., pag. 242; G. Alessio, opp. e locc. citati.
La forma originaria di ruma sembra che fosse rumis,-is, con rumim all'accusativo (DELL s.v.; E. Peruzzi, op. cit., pag. 50); ebbene, già questa forma di accusativo è una spia della matrice etrusca del vocabolo, come capita anche per altri vocaboli latini anch'essi di matrice etrusca: cassis, cassim; curis, curim; Clanis, Clanim; Tiberis, Tiberim; turris, turrim (cfr. M. Pittau, Lessico Etrusco-Latino comparato col Nuragico, Sassari, 1984, Editrice Chiarella, pagg. 121, 154; Idem, Testi Etruschi tradotti e commentati - con vocabolario, Roma, 1990, Bulzoni Editore, pag. 240, num. 822).

23 - Morrius era un re della città etrusca di Veio; cfr. Servio, ad Verg. Aen., VIII, 285.

24 - Cfr. Thesaurus Linguae Etruscae, I Indice Lessicale, Roma, 1978, con due Supplementi, 1984 e 1991 (in seguito qui citato con la sigla ThLE); W. Schulze, Zur Geschichte Lateinischer Eigennamen, Berlin/Zürig/Dublin, 1966, II ristampa invariata (sigla LEN); H. Solin & O. Salomies, Repertorium nominum gentilium et cognominum Latinorum, Hildesheim.Zürig.New York, 1988; M. Pittau, Lessico cit., pagg. 39, 77-78, 100-101, 111-112, 113-114, 142-143, 144-145, 161, 216-217, 218-219 (con aggiunte e correzioni da apportare qua e là).
In attesa di una migliore occasione, approfitto di questa odierna per anticipare un mio punto di vista circa la citata famosa ed importantissima opera di W. Schulze. E'cosa a tutti nota che in essa lo Schulze ha proceduto a stabilire strette connessioni linguistiche fra la antroponimia etrusca e quella latina. Senonché numerosi studiosi, storici e linguisti, hanno ritenuto e dichiarato eccessivo il quadro generale di quelle connessioni, ed in particolare troppo "filoetrusco". Il mio punto di vista sull'argomento sarebbe questo: premetto e preciso che la grande maggioranza di quelle connessioni è, dal punto di vista linguistico, ineccepibile, e d'altra parte l'eccessività della loro somma generale è pure indubitabile. Una terza posizione che potrebbe mettere d'accordo quelle due posizioni che a prima vista sembrerebbero inconciliabili, quella dello Schulze e l'altra dei suoi critici, potrebbe essere la seguente: nel gran numero di iscrizioni funerarie dalle quali lo Schulze ha tratto il suo materiale antroponimico una certa parte, anche se scritta nell'alfabeto e nella lingua degli Etruschi, in realtà apparteneva a individui di etnia latina od italica. Se questo gruppo di iscrizioni - che ovviamente sarà da individuare e riesaminare minutamente a parte - risulta scritto in grafia e lingua etrusca, ciò dipende dal fatto che da un lato l'opera di prima alfabetizzazione dei Latini e degli Italici è stata fatta dagli Etruschi, dall'altro la lingua etrusca aveva nell'Italia di quei secoli la caratteristica e la autorità di unica lingua di cultura. Qualcosa di simile è avvenuto in Sardegna nel secolo scorso ed in quello attuale, fino alla Iª guerra mondiale: premesso che in quel periodo i Sardi che conoscevano ed usavano la lingua italiana raggiungevano la somma di poche migliaia appena, mentre l'immensa maggioranza degli altri parlava soltanto la lingua sarda, tuttavia le iscrizioni funerarie di quel periodo che si trovano nei cimiteri della Sardegna risultano scritte in lingua italiana. E ciò avvenne perché la lingua della alfabetizzazione e della cultura ed anche la lingua ufficiale dei Sardi in quel periodo era già per l'appunto quella italiana.

25 - I Romani collegavano il vocabolo ruma «mammella» con l'altro rumen,-inis «rumine». Per il vero A. Ernout ed A. Meillet propendono a presentare ruma con la vocale radicale breve e ruumen con la lunga ed inoltre per escludere qualsiasi connessione fra i due vocaboli. Sta però di fatto che i due linguisti riconoscono che «les Latins on tendu à rapprocher ruma de ruumen, ce qui a amené des confusions de sens et de quantité» (DELL s.vv.). A me sembra che il problema della quantità cada con la considerazione esposta sopra su ruma/Roma e che la connessione semantica fra i due vocaboli ruma:rumen possa essere la seguente: «mammella, seno prominente e seno cavo, sacca, rumine».
Sempre il DELL presenta come «senza etimologia» pure il lat. rumex,-icis «romice, acetosa». Probabilmente anche questo fitonimo è da riportarsi al lat. ruma «mammella», in virtù della seguente considerazione che ho trovato in un botanico: «Rumex acetosella L., Rumex Thyrsoides Desf. "fa coagulare anzi tempo il latte"» (A. Cossu, Flora Pratica Sarda, Sassari, 1968, pagg. 204, 205).

26 - Cfr. M. Pittau, Lessico cit., pag. 146, 237; Idem, Testi Etruschi cit., num. 13, 127, 362, 388, 389, 415, 536, 638, 851 col relativo commento.

27 - Cfr. ThLE s.v.; C. de Simone, in «Glotta», LIII, 1975, pag. 135; Idem, in E. Campanile, Alle origini di Roma, Pisa, 1988, pag. 31; M. Pittau, Testi Etruschi cit., num. 233, 297.

28 - LEN, pagg. 368, 579-582.

29 - Cfr. L. Ceci, Latium Vetus, a cura di W. Belardi, Alatri, 1987, pag. 55.

30 - Cfr. G. Colonna, in «Studi Etruschi», XLV (1977), pag. 183: «comunque la città si è chiamata Roma, non Romilia, come sarebbe stato more Etrusco».

31 - LEN, pag. 582.
Una spia a favore dell'origine etrusca dell'idronimo Tiberis sta nel fatto che il suo accusativo era in -im (cfr. nota 22).

32 - Dionisio, I, 29, 2.

33 - Orazio, Serm., II, 2, 33; Carm., III, 7, 28; Virgilio, Aen., VII, 242.

34 - E. Peruzzi, Origini di Roma, Firenze, 1970, pag. 17.

35 - Cfr. Festo, pag. 328 L; Servio, ad Verg. Aen., I, 273; Solino, I, 1.
Anche C. Koch, nella PW, s.v. Valentia, lo esclude. Sull'argomento cfr. C. Letta, in E. Campanile, op. cit., pagg. 71-73.

36 - Cfr. Macrobio, Sat., 3, 9, 2-5; Plinio, Nat. Hist., 3, 5, 65; Giovanni Lidio, Mens., 4, 73.