Camorra deriva da Gomorra

Il vocabolo italiano camorra «associazione a delinquere, consorteria di malaffare e della malavita» (Napoli) è fino al presente privo di etimologia. L’Autore del presente scritto ritiene essere molto probabile che esso derivi dal toponimo biblico Gomorra per traslato, attraverso il significato intermedio di «vizio, malaffare, malavita, delinquenza».

The Italian word camorra «criminal association, crook clique and organized crime» (Naples), is up to now without etymology. The Author of this paper believes that it most probably derives metaphorically from the biblical toponym Gomorra, through the intermediate meaning of «vice, roguery, delinquency».

Il problema dell’origine etimologica del vocabolo camorra «associazione di gente di mala vita, intenta a vivere di sopruso, estorsione, frode (Napoli) ed è regolata da speciali leggi e consuetudini» (definizione di Alfredo Panzini, Dizionario Moderno, Milano 1927, edit. Hoepli) ha dato luogo a controversie abbastanza lunghe tra i lessicografi e i glottologi, senza che peraltro si sia fino ad ora arrivati ad una tesi unanimemente accettata. Le ultime posizioni degli specialisti si sono addirittura messe su un piano prudenziale: M. Coltellazzo – P. Zolli, Il nuovo etimologico – DELI Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, Bologna 1999, edit. Zanichelli: «camorra è voce napoletana di origine dubbia». Questi autori hanno poi fatto osservare che «Come per tutte le voci di origine controversa, anche per camorra le proposte continuano a proliferare», indicando la relativa bibliografia essenziale.
Ebbene, a mio giudizio una soluzione dell’annoso problema esiste e mi sembra del tutto soddisfacente e perfino abbastanza ovvia e chiara, tanto che stupisce grandemente il fatto che essa non sia stata finora prospettata da nessun autore.
Premetto che non ritengo necessario fare tutta la storia dei numerosi tentativi fatti per la soluzione di questo problema etimologico, sia perché ciò sarebbe troppo lungo, sia perché la storia dei numerosi tentativi precedenti in effetti non ha alcuna rilevanza ai fini della spiegazione che io intendo proporre nel presente studio. Mi limito pertanto a presentare le spiegazioni “ufficiali” – dirò così – quelle cioè che compaiono nei recenti vocabolari etimologici della lingua italiana.
B. Migliorini – A. Duro, Prontuario Etimologico della Lingua Italiana, Torino 1949-1950, edit. Paravia: «Dal napol. camorra (che forse è dal prefisso ca- e mmorra “frotta”)».
Angelico Prati, Vocabolario Etimologico Italiano, Milano 1951, edit. Garzanti: «Forse da mmorra (nap.) “torma, banda” col rafforzativo cata- accorciato in ca-».
Dante Olivieri, Dizionario Etimologico Italiano, Milano 1961, II ediz., edit. Ceschina: «forse dal napol. mmorra “branco, banda”, con prefisso ca-, da catà».
C. Battisti – G. Alessio, Dizionario Etimologico Italiano, I vol., Firenze 1950, edit. Barbèra: «Etimol. incerta, ma la voce sembra in relazione col nap. morra, sic. calabr. murra moltitudine, torma, gregge».
Come si vede, tutti questi autori presentano – sia pure in maniera dubitativa – una sola spiegazione, la quale risale – come vedremo più avanti – almeno a Giulio Bertoni.
Giacomo Devoto, Avviamento alla etimologia italiana – Dizionario etimologico, Firenze 1966, edit. Le Monnier, invece, lascia cadere ogni dubbio ed inoltre va dal napoletano al “fondo mediterraneo”: «camorra dal tema mediterr. *morra per “gregge”, “banda” rinforzato da ca- [……] “la banda per eccellenza”».
Si noti che tutti i linguisti citati considerano il vocabolo come di origine italiana, sia pure italiana dialettale; ma c’è chi non condivide questo punto di vista: A. Altamura, Dizionario Dialettale Napoletano, Napoli 1956: «camórra da sp. camorra, s. f. “associazione a delinquere; consorteria di malaffare”».
Salvatore Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, II vol., Torino 1962, edit. UTET, manifesta un dubbio totale sia circa l’origine sia circa l’etimologia: «Voce gergale attestata a Napoli nel secolo XVIII: di etimo incerto. Cfr. spagn. camorra “lite, alterco” (nel 1780)».
Siccome questi ultimi due autori si richiamano esplicitamente allo spagnolo, passo adesso a questa lingua: J. Corominas, Diccionario Crítico Etimológico de la Lengua Castellana, Berna 1954, I vol. Questo linguista ha tracciato le linee essenziali di quasi tutta la discussione del problema, ha rigettato le spiegazioni fino allora presentate dagli altri e finalmente ha prospettato alcune sue ipotesi in forma dubitativa. Ma la sostanza della posizione del Corominas è questa: «origen incierto».
Il Corominas non ha avuto alcun dubbio sul fatto che il vocabolo sia passato dallo spagnolo al napoletano e non viceversa, nonostante che egli abbia citato come data della prima documentazione spagnola gli anni 1786-1791 e come data della prima documentazione napolatana l’anno 1735. Per parte mia gli dò piena ragione: l’area di diffusione spagnola del vocabolo camorra è molto più vasta della sua area di diffusione italiana, anzi napoletana, ragion per cui è molto più ovvio un passaggio del vocabolo dall’area spagnola all’area napoletana che non viceversa.

Fatta questa premessa, vengo alla mia proposta di spiegazione: camorra deriva da Gomorra, nome della famosa località citata dalla Bibbia assieme con Sodoma.
Questa mia etimologia non dà adito a difficoltà degne di rilievo, sia sul piano fonetico sia su quello semantico. Da quest’ultimo punto di vista è sufficiente spiegare che il passaggio semantico da Gomorra, nome proprio di località, all’appellativo camorra «associazione a delinquere, consorteria di malaffare e della malavita», sarà avvenuto per traslato, attraverso il significato intermedio di «vizio, malaffare, malavita, delinquenza».
Più in generale è opportuno ricordare quanto hanno in più luoghi scritto Giuliano Bonfante e Giacomo Devoto sulla importanza, a lungo trascurata, della “predicazione religiosa” nella formazione delle lessico delle lingue e dei parlari dell’Europa intera. Ed il richiamo e la condanna delle viziose città di Sodoma e di Gomorra fatti dai predicatori cristiani in tutta Europa non potevano non far presa nella coscienza delle masse popolari e in maniera particolare nella coscienza e dopo anche nella lingua del popolo spagnolo.
Per quanto riguarda l’aspetto fonetico della mia etimologia ritengo opportuno, innanzi tutto, riportare ciò che Giulio Bertoni aveva scritto nel suo Vocabolario della Lingua Italiana, della Reale Accademia d’Italia (Milano 1941, vol. I (ed unico): «Napol. camorra (gam.), forse comp. di (m)morra, branco, torma, banda, voce del nostro mezzogiorno, e di ca- accorciatura di cata-, prefisso rafforzativo». Ciò fatto invito i lettori a fissare la loro attenzione sulla sillaba, messa fra parentesi, (gam.). Ebbene, anche perché questa sillaba non figura nell’elenco delle abbreviazioni premesso al Vocabolario, io interpreto che il Bertoni volesse segnalare l’esistenza di una variante gamorra. E se questa mia interpretazione è esatta, allora abbiamo una chiara e forte conferma della connessione dell’appellativo camorra col toponimo biblico Gomorra.
Ma c’è un codicillo: a mio avviso il toponimo Gomorra è da chiamare in causa anche per spiegare l’antico termine medico ital. gomorrèa e francese gomorree = «gonorrèa» (sec. XIV).
C. Battisti e G. Alessio, op. cit., hanno spiegato il vocabolo come un probabile incrocio di gonorrèa con gomma. Io invece propongo la tesi molto più semplice e scorrevole di un incrocio di gonorrèa con Gomorra. Come valore semantico intermedio sarà sufficiente richiamare l’idea di “lussuria”, che, come tutti sappiamo, è legato al binomio biblico Sodoma e Gomorra.
Per finire preciso che questo mio studio – con qualche leggera differenza - era stato da me già pubblicato come “appendice” di un mio libro del 1976; senonché esso era passato del tutto inosservato dagli etimologisti italiani e da quelli spagnoli. Così come era passato inosservato anche un altro mio studio relativo all’etimologia dell’appellativo dialettale, ma di vastissima diffusione in Italia, blittri «cosa e persona da nulla, bazzecola, sciocchezzuola». D’altronde era naturale che questi due miei studi passassero del tutto inosservati per un motivo facile a spiegarsi: il mio libro era intitolato Problemi di filosofia del linguaggio (Cagliari 1967, edit. Fossataro)…

Massimo Pittau
www.pittau.it