BUONA RAMOGNA ORANDO
Dante, Purgatorio, XI 24-25


Nella seconda cantica della Divina Commedia (XI 24-25) Dante formula questi due endecasillabi: «Così a sé e a noi buona ramogna / quell'ombre orando, andavan sotto il pondo...». E sta parlando delle anime purganti, le quali col Pater noster elevavano una preghiera a Dio augurando del bene a se stesse ed anche a Dante e Virgilio.
Tutti i commentatori di Dante per la frase buona ramogna hanno prospettato un "augurio", ma pure tutti hanno dichiarato di non afferrare l'esatto significato del vocabolo ramogna e tanto meno la sua origine.
Se non vado errato, l'ultimo specialista che ha trattato ex professo il problema del vocabolo ramogna è stato, nel 1973, Francesco Vagni, nella Enciclopedia Dantesca (vol. IV sub voce). Il Vagni ha fatto la sintesi di tutte le ipotesi formulate dagli specialisti precedenti, però è un fatto significativo che egli abbia introdotto il suo breve intervento con questa considerazione: «Hapax di problematica interpretazione sul piano semantico, soprattutto per la difficoltà di ricostruzione dell'etimo e del significato originario».
Siccome condivido col Vagni un forte dubbio su tutte le ipotesi che sono state formulate dagli specialisti precedenti intorno al nostro problema, non mi sento in dovere di riprenderle in esame e tanto meno di confutarle una per una. Per cui passo immediatamente alla mia proposta di interpretazione, che per il vero io avevo già formulato nel 1977, in una nota della mia opera La Sardegna Nuragica (Sassari, 1977, pag. 120), ma che era passata del tutto inosservata.
La mia proposta di spiegazione del misterioso vocabolo dantesco ramogna è questa: deriva dal lat. harmonia, per cui la frase buona ramogna significa esattamente «buona armonia».
È a tutti noto che il lat. harmonia deriva dal greco harmonía. La base greca era parossitona o piana, mentre quella latina, per una nota regola di accentuazione dei vocaboli latini, era proparossitona o sdrucciola, veniva cioè pronunziata harmónia. Ebbene, la derivazione di ramogna dal lat. harmónia non dà luogo ad alcuna difficoltà degna di rilievo.
Come esempio del tutto simile ricordo che il vocabolo greco symphonía (da cui è derivata la forma dotta ital. sinfonía), entrato nel latino ha subìto la ritrazione dell'accento in symphónia, da cui è regolarmente derivato l'ital. popolare zampogna. E un processo fonetico quasi simile si è avuto con la forma dotta del lat. epiphanía (da cui è derivata la forma dotta ital. epifanía), mentre dalla sua forma ritratta epiphánia è regolarmente derivato l'ital. popolare Befana.
Che in latino si pronunziasse effettivamente harmónia è dimostrato in maniera chiara pure dal nome dell'odierno villaggio della Sardegna meridionale che ne deriva, Armúngia (per la differenza della vocale tonica cfr. M. L. Wagner, Historische Lautlehre des Sardischen, Halle 1941, § 22, pag. 16).
Ebbene, per il passaggio da una originaria frase buona *armogna al toscano medioevale buona ramogna è sufficiente postulare una semplice metatesi dei due primi fonemi del vocabolo *armogna.
A mio avviso dunque buona ramogna significa esattamente «buona armonia», armonia tra i parenti, tra gli amici, tra i conoscenti ed anche tra i compagni di viaggio, come è proprio il caso delle anime purganti che procedono nella montagna del Purgatorio dantesco.

Massimo Pittau


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